La chiamano sospensione esterna “da tetto di spesa”, ma è la
solita fregatura annuale, alla quale i napoletani ci stanno facendo il callo,
Napoli forse è l’unica città italiana ad usufruire della sanità pubblica “in
convenzione” a mesi alterni. Tanto per cominciare dal 1 novembre e fino a
gennaio 2020 i centri convenzionati per le prestazioni mediche specialistiche,
come cardiologia, radiologia e i laboratori di analisi cliniche, praticheranno
le prestazioni solo a pagamento. E’ il solito crudele disservizio che ogni
anno, con la scusa dello sforamento di spesa, costringerà migliaia di utenti a
fare code interminabili alle ASL per praticare un prelievo ematico o per
vedersi inseriti in liste di attese inaccettabili per ottenere la prenotazione
relativa ad un esame strumentale ritenuto “indispensabile” dal proprio medico
curante. Così alla fine tanti cittadini napoletani rinunceranno al diritto alle
cure o metteranno mano al portafoglio. Intanto negli ospedali e nelle
ASL l’assistenza è in affanno, mancano medici, infermieri e socio sanitari e
non bastano neanche i migliaia di precari arruolati tramite le agenzie
interinali che adesso chiedono, dopo anni di servizio, la stabilizzazione.
Nelle ultime settimane questi operatori hanno promosso varie
manifestazioni sotto la sede della Regione, per chiedere di essere
assunti, nonostante molti risultino firmatari di un contratto
a tempo indeterminato con le agenzie a somministrazione. Stessa cosa chiedono
gli operatori presenti nelle graduatorie a scorrimento di concorsi già
effettuati e i comandati “prestati” da altre Regioni. Una bella gatta da pelare
per l’amministrazione De Luca. Ma oltre al disagio dei cittadini ospedalizzati,
si registrano purtroppo anche l’aumento degli episodi di violenza, consumati
quasi quotidianamente, contro il personale dei pronto soccorso, ben 87 negli
ultimi 10 mesi . Arriveranno telecamere e poliziotti, come richiesto dalle associazioni
di categoria e dai sindacati? Verificheremo. Sul territorio cittadino manca
quasi del tutto l’Assistenza Domiciliare Integrata, ASL e Ospedali pubblici non
hanno Servizi Centralizzati Riabilitativi per neonati e in
molti reparti di Terapia Intensiva Neonatale mancano aree di accoglienza
per i genitori. I centri convenzionati per le terapie riabilitative forniscono
disponibilità da tempi biblici e, addirittura, in alcuni casi si va oltre i 2
anni di attesa. Mancano logopedisti e fisioterapisti neonatali. Ci sono
famiglie che si sono indebitate per garantire ai figli le cure ritenute
indispensabili sui fogli delle dimissioni ospedaliere ma, nei fatti,
impossibili da ottenere nei tempi previsti. Per gli anziani e i disabili la
situazione è anche più drammatica, in Campania nascono come funghi le case
famiglia per assisterli, ma chi controlla la qualità del servizio? La cronaca
giudiziaria segnala, ogni anno, decine di episodi di cattiva gestione in
molte di queste strutture. E tanti pazienti, soprattutto i più piccoli,
continuano ad emigrare verso le strutture assistenziali del nord, dove le liste
di attesa sono meno critiche e i servizi più organizzati.
È comunque possibile ottenere il rimborso di esami clinici o
di laboratorio , nonché di consulenze praticate in regime di Intramoenia,
attraverso l’attivazione, da parte del proprio medico del codice di priorità
sulla prescrizione. Il medico dovrà usare il codice U (urgente) per
ottenere la prestazione entro 72 ore o userà il codice B (breve) per
ottenere la prestazione entro 10 giorni e il codice D
(differibile) per usufruire entro 30 giorni della specialistica.
Sempre con il codice D i giorni saranno 60 per la diagnostica. C’è infine
il codice P ( programmabile). Se si superano questi tempi il
cittadino ha il diritto a chiedere il rimborso per gli esami praticati a
pagamento, il modulo è reperibile presso l’ASL di appartenenza e la richiesta
di rimborso va indirizzata al Direttore Generale della ASL
Antonio Alfano
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