Nelle scorse settimane l’Ospedale del Mare si è trovato ad affrontare
un afflusso di pazienti sospetti Covid sempre crescente, tanto che la direzione
sanitaria ha predisposto che la degenza Me.C.A.U. venisse utilizzata per pazienti
sospetti Covid. Una disponibilità resasi necessaria per affrontare l’emergenza
sanitaria in corso sul territorio Campano. Il personale Medico, infermieristico
e sociosanitario si è subito attivato e adeguato ai nuovi percorsi
assistenziali, dando prova di abnegazione e preparazione professionale.
Ma i dispositivi messi a disposizione dal P.O., per tutelare
il personale durante le pratiche assistenziali nella neo struttura con pazienti
a rischio COVID,, riferiscono gli infermieri, non corrispondono a quelli suggeriti dall’I.S.S.
In data 20 aprile una nota a firma U.S.B. ( Unione Sindacale di Base) ,
Potere al Lavoro e USLA, indirizzata alla Direzione Generale ASL NA1, al
Dirigente della Me.C.A.U. e al Coordinatore
infermieristico del reparto, riassumeva le criticità focalizzate dagli operatori : Mancanza
di calzari, sostituiti da buste di plastica con rischio cadute, mascherine e
camici inappropriati, mancanza di supporti di sostegno per i monitor e una
finestra da riparare in una stanza degenti, con conseguente disservizio per la
climatizzazione interna .
A distanza di quasi due settimane, l’Azienda non ha ancora risposto
alla nota. Intanto la preoccupazione degli operatori cresce, soprattutto per
non essere stati sottoposti al tampone cautelativo, come previsto per il
personale impegnato nei reparti COVID. Soprattutto dopo che un dirigente medico
della Medicina interna è risultato positivo al tampone, proprio in questi giorni. Un medico che ha prestato servizio, anche se saltuariamente, presso degenza Me.C.A.U.
E' doloroso, ma è bene ricordare all'Azienda che il
prezzo di vite umane pagato dal personale sanitario italiano, in questi due
mesi, nella lotta al Coronavirus, è stato altissimo, 153 medici e 37 infermieri.
Spesso uccisi per mancanza di protezione adeguata