15/11/19

Campania, Assistenza Sanitaria in affanno


La chiamano sospensione esterna “da tetto di spesa”, ma è la solita fregatura annuale, alla quale i napoletani ci stanno facendo il callo, Napoli forse è l’unica città italiana ad usufruire della sanità pubblica “in convenzione” a mesi alterni. Tanto per cominciare dal 1 novembre e fino a gennaio 2020 i centri convenzionati per le prestazioni mediche specialistiche, come cardiologia, radiologia e i laboratori di analisi cliniche, praticheranno le prestazioni solo a pagamento. E’ il solito crudele disservizio che ogni anno, con la scusa dello sforamento di spesa, costringerà migliaia di utenti a fare code interminabili alle ASL per praticare un prelievo ematico o per vedersi inseriti in liste di attese inaccettabili per ottenere la prenotazione relativa ad un esame strumentale ritenuto “indispensabile” dal proprio medico curante. Così alla fine tanti cittadini napoletani rinunceranno al diritto alle cure o metteranno mano al portafoglio. Intanto negli ospedali e nelle ASL l’assistenza è in affanno, mancano medici, infermieri e socio sanitari e non bastano neanche i migliaia di precari arruolati tramite le agenzie interinali che adesso chiedono, dopo anni di servizio, la stabilizzazione. Nelle ultime settimane  questi operatori hanno promosso varie manifestazioni sotto la sede della Regione, per  chiedere di essere assunti,  nonostante molti   risultino firmatari di un contratto a tempo indeterminato con le agenzie a somministrazione. Stessa cosa chiedono gli operatori presenti nelle graduatorie a scorrimento di concorsi già effettuati e i comandati “prestati” da altre Regioni. Una bella gatta da pelare per l’amministrazione De Luca. Ma oltre al disagio dei cittadini ospedalizzati, si registrano purtroppo anche l’aumento degli episodi di violenza, consumati quasi quotidianamente, contro il personale dei pronto soccorso, ben 87 negli ultimi 10 mesi . Arriveranno telecamere e poliziotti, come richiesto dalle associazioni di categoria e dai sindacati? Verificheremo. Sul territorio cittadino manca quasi del tutto l’Assistenza Domiciliare Integrata, ASL e Ospedali pubblici non hanno Servizi Centralizzati Riabilitativi per  neonati e in  molti reparti di Terapia Intensiva Neonatale mancano aree di accoglienza per i genitori. I centri convenzionati per le terapie riabilitative forniscono disponibilità da tempi biblici e, addirittura, in alcuni casi si va oltre i 2 anni di attesa. Mancano logopedisti e fisioterapisti neonatali. Ci sono famiglie che si sono indebitate per garantire ai figli le cure ritenute  indispensabili sui fogli delle dimissioni ospedaliere ma, nei fatti, impossibili da ottenere nei tempi previsti. Per gli anziani e i disabili la situazione è anche più drammatica, in Campania nascono come funghi le case famiglia per assisterli, ma chi controlla la qualità del servizio? La cronaca giudiziaria segnala, ogni anno,  decine di episodi di cattiva gestione in molte di queste strutture.  E tanti pazienti, soprattutto i più piccoli, continuano ad emigrare verso le strutture assistenziali del nord, dove le liste di attesa sono meno critiche e i servizi più organizzati.
È comunque possibile ottenere il rimborso di esami clinici o di laboratorio , nonché di consulenze praticate in regime di Intramoenia, attraverso l’attivazione, da parte del proprio medico del codice di priorità sulla prescrizione. Il medico dovrà usare il codice U (urgente) per ottenere la prestazione entro 72 ore o userà il codice B (breve) per ottenere  la prestazione entro 10 giorni e il  codice D (differibile) per usufruire  entro 30 giorni della specialistica. Sempre con il codice D i giorni saranno  60 per la diagnostica. C’è infine il codice P ( programmabile). Se si superano questi tempi il cittadino ha il diritto a chiedere il rimborso per gli esami praticati a pagamento, il modulo è reperibile presso l’ASL di appartenenza e la richiesta di rimborso va indirizzata al Direttore Generale della ASL
Antonio Alfano


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